Ergonomia e commercio al Romagna Camp

Sabato 9 settembre una folta rappresentanza di Mentine ha onorato il Romagna Camp. Il fatto che l’evento si tenesse in spiaggia ha costituito un incentivo alla partecipazione, ma al di là della forma e del luogo sono stati i contenuti a sorprendere, insieme a un pubblico che ha dato priorità agli speaker invece che alle acque dell’Adriatico.

Mentine al Romagna Camp

Foto di Donatello Trisolino

Chapeau all’organizzazione di Alessandra Farabegoli e Luca Sartoni, in piena ospitalità di stampo romagnolo (alert: luoghi comuni in arrivo). Il bagno Boca Barranca merita un Mipiace per la sua lungimiranza, l’ambiente è accogliente e le persone simpatiche senza strizzate d’occhio.

Qualche nota, non esaustiva, del nostro vissuto

(trovate l’informazione completa su www.romagnacamp.org).

Ciascuno a modo suo, tutti gli interventi sono stati interessanti, con qualche acrobazia di mood tra toni sopra le righe e rigore analitico (ad esempio, Marco Dal Pozzo ha parlato di editoria sociale dopo il delirio mistico-populista-marchettaro di Rudy Bandiera e la sua lovvotica; come parlare di cellule staminali dopo una serata al Bagaglino).

Gaspar Torriero ha dato visioni di futuro in toni baritonali e senza slide, a dimostrazione che la chiarezza di esposizione – e la propedeutica chiarezza di idee – non per forza ha bisogno di supporti visivi. E il mix di voce baritonale + aplomb è un supporto più che convincente alle idee.

A proposito di roba che invece si vede, Lara Vedovato ha parlato di Instagram, argomento che all’interno di Mentine ha provocato scissioni drammatiche, tra chi sostiene che la fotografia è stata portata al livello dei barboncini (cit.) e chi invece la sostiene come una ben ritrovata estetica da Polaroid, che aggiunge suggestioni e spessore alla banalità del quotidiano. Palmasco per contro ha dato un flash sul futuro della tecnica fotografica (segue dibattito), con la possibilità un domani di mettere a fuoco un’immagine in differita, nel calore di casa invece che sul momento. Dove finiranno lo studium e il punctus?

A degna chiusura della mattinata, Alessandra Farabegoli ha ispirato tutti in pieno stile Kawasaki (Guy, non la moto verde) con un talk intitolato Learning by dancing: il ballo (tango, nello specifico) come metafora dell’agire, stile, pensiero, e la milonga come spazio, armonia, organizzazione, insieme di regole.

Francesco Fullone invece ha terrorizzato i geek in platea con i rischi derivanti dall’uso di HTML5 in produzione (qualcuno è svenuto, e subito gli abbiamo chiesto di mandarci il suo CV). Roberto Cobianchi ha fatto il punto su Foursquare, un potenziale in crescita, attesa di definitiva esplosione.

E poi gli Ignite, 5 minuti di terrore a testa per i relatori-rapper, con Gluca Diegoli e le sue pillole contro il mal di testa sull’e-commerce (funzionano e sono acquistabili a banco, senza ricetta), e Domitilla Ferrari in garbatissima autoconversazione – quando understatement e sorriso fanno bum. Marco Ziero, di Moca Interactive, invece ha affrontato il tema della condivisione delle intenzioni, una cosa da riformare il sistema della Giustizia, se non fosse riferito alla geolocalizzazione delle necessità e alle opportunità che questo porta a utenti ed esercizi commerciali.

Noi c’eravamo

E poi c’eravamo noi Mentine, con il faceto “Ergonomia e commercio, facoltà di vendere on line“, due passi nell’usabilità del processo di acquisto nei siti di e-commerce, con tanto di infografiche O-RI-GI-NA-LI del nostro neo collega @pizzulata (volevamo usare clipart, ma ci ha convinto che anche no). Presto verranno rilasciate sottoforma di info-cose socializzabili.

E adesso? Ma ci vediamo il 9 e 10 ottobre al Know Camp!

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